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I registri dei passaporti

        Nel primo registro, relativo al 1757, si legge di Tomaso Berardi che «passa in Francia per suoi affari con altri due compagni»; nel secondo (1758 - 1764) si incontrano, nel 1758, Giovanni Costa di professione ottonaro, che passa a Roma; nel 1759, Santino e Gio. Caramatti, fratelli; nel 1761, Antonio Mariani e compagni.
         Con il 1762 le indicazioni si fanno più numerose: tra quell’anno e il successivo, sono almeno una ventina quellele riferibili a migranti girovaghi [Non è facile, tuttavia, distinguere coloro che pos-sono essere considerati migranti, sia pur temporanei, dai viaggiatori, posto che, in molti casi, le indi-cazioni sono molto sommarie, a volte, costituite soltanto da nome e cognome].
         I titolari dei passaporti provenivano prevalentemente dall’area di Compiano-Bedonia-Tornolo; la destinazione più citata era la Germania, seguita da Veneto, Svizzera e Francia; sei passaporti erano stati rilasciati a singoli o piccoli gruppi che conducevano uno o due orsi con o senza una o due scimmie; in un caso si indica invece che il titolare del passaporto, Stefano di Agostino Bertani di Bedonia, se ne andava in Germania a vendere inchiostro.
         Il registro successivo riguarda gli anni 1787 e 1788; per il 1787, sono riportati più di trenta passaporti, a volte riguardanti più persone, dedite alla vendita di inchiostro (citato più di 15 volte), da solo o insieme ad “altre” o a “picciole merci”, oppure a far vedere animali selvatici, anch’essi citati una quindicina di volte; tra i luoghi di destinazione, la Francia è indicata più di 20 volte; la Germania, una quindicina; il Veneto, due.
         Di Giovanni Botti di Compiano si dice che «va in Francia ed in altre Parti facendo ballare Burattini», mentre Giuseppe Boscoli Parmigiano con Pietro Ponti di lui Compagno, «Ramaro di profes-sione [...] si porta a Parigi ad esercitare la sua arte»
         L’ultimo registro, nella parte concernente il 1789, contiene l’indicazione di oltre 150 passaporti riguardanti attività girovaghe (o viaggiatori). La Francia, da sola o con altre destinazioni, è citata più di 60 volte; la Germania una dozzina di volte; compaiono anche Lombardia, Veneto, Romagna, Roma, Regno di Napoli, Spagna, ecc.; il commercio delle merci, spesso piccole merci, qualche volta con chincaglia compare circa 30 volte, talora insieme all’inchiostro, che compare circa 25 volte; le esi-bizione di animali selvatici più di trenta volte; compare qualche artigiano (falegname, muratore, stucadore); interessante l’annotazione che riguarda Antonio Belledi di Luzzara (allora nel Ducato), al quale il l8 ottobre fu concesso il passaporto per andare a Madrid per unirsi al cugino Giuseppe Bles, pure di Luzzara, «Fabbricatore di Carni suine salate all'uso d'Italia».
         L’esatta origine dei titolari è precisata poche volte; tra quelle indicate, diverse riguardano Bor-gotaro, alcuni villaggi del Bardigiano (Campello, Credarola), Bedonia, Compiano, Santa Maria del Taro; i cognomi, comunque, mostrano come le valli del Taro e del Ceno fossero i luoghi di origine della maggior parte di quei girovaghi.
         Pochissime, invece, le annotazioni relative al 1790.
 

Il Settecento

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