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Alcuni aspetti dell’emigrazione nel Settecento Scorrendo tali documenti si colgono vari aspetti dell’emigrazione.
Alcune testimonianze delineano un emigrazione di tipo stagionale; ad esempio, in un documento del 1806, in cui si certifica la nascita di Gio. Andrea figlio di Marco Antonio Lusardo e di Caterina di lui moglie, avvenuta il 3 maggio 1781 in Cignano, nel distretto di Brescia, si dice, dei genitori, ambi “piacentini” oriundi di Monte Arsicio, «ma quivi per la metà d’ogni anno dimoranti». [Spesso i nostri valligiani venivano indicati come piacentini in quanto appartenenti alla diocesi di Piacenza] Non mancano, però, le indicazioni di permanenze assai durature; così, in una dichiarazione del 20 agosto 1810, il parroco di Sant’Ilario scrisse: «Certifico io infrascritto Parroco che Giovanni Zazzali del fu Lorenzo e di Maddalena Zazzali ha domiciliato in questa parrocchia di Sant’Ilario dall’anno 1791 fino all’anno 1803 nel quale anno è partito per portarsi nel Compianese [..] e non più ritornato» e, all’opposto, le indicazioni del girovaghismo: il 22 aprile 1788, Margarita Caterina Moglia figlia di Lorenzo e di Angela Maria Granelli di Santa Maria del Taro fu battezzata in Mariana di Redondesco di Mantova - padrini Simone Granelli fu Giuseppe e Maria Brizolari, tutti di Santa Maria del Taro - il par-roco annotò: «et parentes vaghi transeuntes». Si percepisce come, non di rado, i migranti tornassero ai luoghi di origine, dopo decenni, per sposarsi (o risposarsi, in quanto erano numerosi i casi di vedovi che passavano a seconde nozze) e come l’emigrazione in uno stesso luogo si ripetesse per più generazioni di uno stesso nucleo familiare. In qualche caso, è indicata l’attività degli emigranti (spaccalegna, Lazzaro Agazzi; pigolotto, Manfredo Zanelli; «trovandosi per il mondo a fare il pigolotto vendendo merci», Giovanni Sterlini di Campello; fachin de lo Arsenal di Venezia, Santo Caramati di Bedonia; ecc..) |