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L'emigrazione parmense nel Settecento


Venditori girovaghi d'inchiostro, saltimbanchi e bestie feroci

Nel XVIII secolo i girovaghi delle valli del Taro e del Ceno sapevano procurarsi orsi, cammelli, scimmie ed altri animali di origine esotica; con questi animali, giravano l’Europa, ed arrivavano anche in Finlandia, o in Persia, «per procacciarsi il vitto», mostrandoli al pubblico e improvvisando “spettacoli” di strada.
Era questa una delle forme più originali – anche se non la sola: altri facevano i venditori ambulanti di inchiostro o di altri oggetti, oppure i segantini o i giornalieri di campagna, quando non erano costretti a rifugiarsi nell’accattonaggio - della incessante lotta ingaggiata per superare lo squilibrio tra i bisogni della popolazione e le risorse che essa riusciva a trarre dal territorio.

Lo squilibrio era così forte che nel Monchiese e nel Cornigliese vigeva un rigido costume per cui, per ciascuna generazione, poteva sposarsi un solo figlio.


Ancora nel rione di San Bassano

Come si è detto, la presenza degli emigrati dalle nostre valli a Cremona proseguì per tutto il Settecento (ed oltre); i documenti conservati nei registri della parrocchia di Sant’Ilario sono numerosissimi.
A partire dal 1789, essi contengono degli indici che consentono una più facile elaborazione statistica dei dati che delineano un fenomeno migratorio di grande rilievo, il cui carattere prevalente, ma non esclusivo, è quello di una migrazione stagionale, nel periodo invernale; essa, tuttavia, non riguardava, come vedremo, soltanto Cremona, ma numerose altre destinazioni.

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Una pagina dell’Index Alphabeticus dei matrimoni (1789-1806) della parrocchia di Sant’Ilario di Cremona - Si notino i numerosi cognomi che indicano la presenza di emigranti provenienti dalle valli del Taro e del Ceno: Besagni, Chiappari, Gentilini, Minoli, Moglia, Monteverdi, Musa, Perelli, Zanelli, Zazzali, ecc.. (Archivio parrocchiale di Sant’Ilario di Cremona)

► pagina di approfondimento: Emigranti a Cremona nel Settecento


Gli atti di Stato Civile

Con il 1806 inizia la raccolta, nel nostro Archivio di Stato, degli Atti di Stato Civile; alcuni di essi riguardano eventi (nascite, decessi, matrimoni) avvenuti nel corso degli ultimi decenni del Settecento e contribuiscono a delineare la situazione della nostra emigrazione in quel periodo.
Da un esame, sia pur parziale, dei registri dei comuni delle valli del Taro e del Ceno, sono emersi circa 200 documenti, il primo dei quali, in ordine di tempo, riguarda la morte avvenuta il 12 marzo 1743 in Suburbiis Laudae (Lodi) di Margarita de Roffis filia Sabadini olim uxor Joannis Thedaldi [...] aetatis suae triginta annis circiter

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Dichiarazione della morte, avvenuta il 12 marzo 1743 nel Suburbio di Lodi, di Margherita Roffi, figlia di Sabadino, già moglie di Giovanni Tedaldi, di circa 30 anni di età (Archivio di Stato di Parma, Fondo Atti Civili, busta 112)

Gran parte di tali documenti si riferisce a migranti recatisi in Lombardia oltre 70 a Cremona e nella sua provincia, che si conferma come meta privilegiata, in quel tempo, della nostra emigrazione; una cinquantina nel Bresciano e, in minore misura, nel Lodigiano e nel Bergamasco; figurano anche, sia pure per poche unità, le altre province lombarde: Milano, Como, Mantova, Pavia, Sondrio.
Fuori dalla Lombardia, alcuni documenti provengono dal Piemonte e dalla Liguria, dal Veneto, dalla Francia, dalla Svizzera e da Senigallia, allora Stato Pontificio.

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Documento attestante il battesimo di Teresa figlia di Antonio Dallara, marchand, e di Margherita Comble, nata il 14 novembre 1777 a Ginevra (Archivio di Stato di Parma, Fondo Atti Civili, busta 114)


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Documento attestante il battesimo di Giovanni Battista Lagasi, figlio di Paolo, marchand quinqualier e di Agostina Caramatti, amministrato il 13 aprile 1788 a Cambrai, nel Nord della Francia (Archivio di Stato di Parma, Fondo Atti Civili, busta 116)

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Documento attestante il battesimo, avvenuto il 3 febbraio 1794, a Treviso Bresciano (presso il lago d’Idro) di Antonio, figlio postumo del fu Giuseppe Granelli “piacentino” di Santa Maria del Taro, «povero mendico morto il luglio scorso e di Elisabetta Sbarbori, nato oggi ritrovandosi qui a caso cercando la carità»; compadre lo zio Antonio Granelli (Archivio comunale di Tornolo)

Come si vede, emerge anche la pratica dell’accattonaggio; ad esempio, Francesca Angela Maria Chiesa di Giovanni e di Benedetta Giovanna Mazza nacque nel giorno 11 ottobre 1797, ad Erbé, nel Veronese, «in questo paese per la accidentale circostanza che i genitori della stessa nata, vagando in questi contorni per accattarsi, mendicando, il necessario sostentamento, si trovarono qui nel momento del parto» ed anche la triste situazione di chi spariva senza dare più notizie di sé: Teresa Dallara (vedi figura 15) al momento del suo matrimonio dichiarerà che del padre Antonio «non si conoscono data e luogo della morte e dell'ultimo domicilio»: sono tutti aspetti della nostra emigrazione sui quali si dovrà ritornare.

► pagina di approfondimento: Alcuni aspetti dell’emigrazione nel Settecento

► pagina di approfondimento: Bigolotto, Pigolotto, bigolone
 
Come si è appena visto, non tutti gli atti di Stato civile sono raccolti nell’Archivio di Stato; l’esame degli archivi comunali e degli archivi parrocchiali dei luoghi di partenza potrebbero fornire ulteriori elementi di conoscenza; ad esempio, in un manoscritto redatto nel 1833 da don Francesco Carmelli, parroco di Casale, si nota come ben 66 abitanti su 360 fossero nati fuori del paese; essi erano distribuiti in 37 famiglie, più della metà del totale.
Il gruppo più numeroso, una trentina, era formato dai nati nel Regno Lombardo; la località che ricorreva più volte (14) era Caravaggio, seguita da Martinengho (4) e Verdello; diversi di essi erano nati nel XVIII secolo.

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Alcune righe dello stato delle anime redatto nel 1833 da don Francesco Carmelli, parroco di Casale; si leggono i nomi di tre parrocchiani nati rispettivamente a Caravaggio, Martinengo e Pescarolo nel Regno Lombardo; i primi due, nel XVIII secolo. Nel manoscritto il numero delle anime è indicato in 339, ma i nomi riportati sono di più. Interessante anche la nota riportata in copertina, dove si indica la causa dell’emigrazione nella insufficiente produttività dei terreni, insufficiente a sfamare gli abitanti della parrocchia.

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Annotazione di don Francesco Carmelli: «La entrata annua di questi Abitanti proviene da quei pochi terreni esposti al Nord di fronte al duro Appenino da quali già mai si ricava il prodotto Campestre, che appena arriva a mezza maturazione e talvolta le intemperie, le grandini tolgono la speranza di ogni raccolto Perciò i più miserabili raccoglieranno da vivere per due mesi del anno. I secondi per mesi quatro. I terzi per mesi sei circa. Molti poi si portano nel Regno d’Italia facendo il giornaliere di Campagna. Altri vendono inchiostro e piccola chincaglia per procurare ciò che manca a loro Sostentamento »

Altri documenti, oltre a quelli finora citati, aiutano a meglio delineare le migrazioni in corso nel Settecento.

In Finlandia: «si portava dietro un cammello, un orso, due istrici africane, due asini e quattro scimmie»:


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Uno scrittore finlandese, SVEN HIRN, in un ampio saggio dedicato a Gli italiani in Finlandia nell’Ottocento [pubblicato su Il Veltro nel 1975, pp. 551-572, e, specialmente, pp. 559-569] ha scritto: «Troviamo per primo il parmense Antonio Maria Chiesa. Nel giugno 1767 egli arrivò a Turku dopo aver fatto il giro di tutto il Golfo di Botnia; un anno prima era stato visto a Cristiania, l’attuale Oslo. Si portava dietro un cammello, un orso, due istrici africane, due asini e quattro scimmie. Per la gente di qui c’era di che far le meraviglie. E gli animali, per di più, sapevano persino dare spettacolo [...]».

Questo Chiesa non era il solo a girare per l’Europa, nell’ultima parte del Settecento, per mostrare animali o svolgere altre attività, come mostrano gli appunti che seguono.

...i registri dei passaporti...


Quattro registri conservati nel nostro Archivio di Stato, in cui sono elencati i passaporti, in un tempo in cui, come si constata sfogliandoli, buona parte di essi era destinata ai fornitori della corte, ci offrono, alcune interessanti, anche se discontinue, indicazioni.

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Due pagine del Registro dei passaporti del 1789 riguardanti il periodo compreso tra il 29 luglio e l’11 ottobre (Archivio di Stato di Parma, Fondo Registri e protocolli antichi e moderne segreterie, busta 4)

nel registro si possono rintracciare sette dei passaporti che furono rilasciati a:
- Cappellini Giovanni, il quale va in Francia con due suoi figli per procacciarsi il vitto colla sua industria;
- Cavaziuti Marco e compagni, i quali vanno in Germania e in altre Parti facendo vedere animali selvatici;
- Cavaziuti Bernardo e compagni, i quali vanno in Germania e in altre Parti facendo vedere animali selvatici;
- Chiappa Giuseppe, il quale va in diversi paesi a vender inchiostro;
- Chiappari Antonio con Antonio di lui figlio, il quale si porta in diversi paesi per vendere inchiostro e merci;
- Conti Giovanni, il quale con un compagno va in Francia a vendere inchiostro, ed altre merci;
- Celestini Bartolommeo con due compagni, il quale si porta nella Romagna, e Regno di Napoli, facendo vedere diversi animali selvatici.

► pagina di approfondimento  I registri dei passaporti


 ... i passaporti...


Non soltanto sono rimasti alcuni registri dei passaporti, ma anche parecchie decine di essi, concessi a sudditi del Ducato tra il 1763 e la fine del secolo; purtroppo, non si tratta di una raccolta sistematica; ciononostante, offre numerosi ulteriori elementi di conoscenza e, riferendosi, per la maggior parte, ad anni diversi, amplia l’elenco dei girovaghi deducibile dai registri.

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Il passaporto rilasciato il 28 settembre 1763 a Lazaro Rivalta, Giovanni Rivalta e Giacomo Brizzolara «li quali con un Orso, ed una Scimia si trasferiscono in Germania» (Archivio di Stato di Parma, Fondo Patenti, busta 68)

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Il passaporto rilasciato il 3 settembre 1777 a Tommaso e Giovanni fratelli Berardi i quali vendendo In-chiostro, e facendo giocare picciole Marionette vanno in Francia ed in altre Parti per procacciarsi il vit-to». E’possibile che questo Tommaso Berardi fosse lo stesso gi incontrato, vent’anni prima, sfogliando il registro dei passaporti (Archivio di Stato di Parma, Fondo Patenti, busta 68)

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La parte superiore del verso del passaporto dei fratelli Berardi, con numerosi visti di passaggio (Archivio di Stato di Parma, Fondo Patenti, busta 68)

► pagina di approfondimento: I visti di passaggio

► pagina di approfondimento:  Cosa dicono i passaporti

A volte, i passaporti venivano rilasciati all’estero dalle autorità locali; ne sono rimasti una quindicina, rilasciati negli anni Ottanta, diversi delle quali ad Aosta (4) e Torino (3), ma anche a Parigi (2), Amiens, Avignone, Valence, Vienne en Dauphiné, Normandia, Francoforte...

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Il passaporto rilasciato1780 a Rouen da Nicolas de Montholon, Premier President du Parlament de Nor-mandie a Jerome Bernabo natif de Compian, Duché de Parme, agé de 40 ans, et Joseph Leonard Italien agé de 30 ans, allant ensemble dans diverses Villes et Provinces du Royaume, pour y faire voir un Ours et autres animaux, accompagnés d’un Camarade (Archivio di Stato di Parma, Fondo Patenti, busta 68)

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Passaporto rilasciato il 23 maggio 1787 ad Amburgo a Johannes Belli di Parma che, con la moglie e due Compagni, conducendo cani ammaestrati, intende recarsi in Danimarca e Norvegia (in basso, alcu-ni visti di passaggio) (Archivio di Stato di Parma, Fondo Patenti, busta 68)

► pagina di approfondimento: I passaporti dei girovaghi

Lo “zoo” dei nostri girovaghi era costituito, come si visto, da cani ammaestrati, orsi, scimmie, cammelli, dromedari, ed altri animali selvatici, tra cui istrici africane.

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Passaporto rilasciato il 30 novembre 1781 «alli Vincenzo Truffelli e Marco Biasotti della Giurisdizione di Compiano, i quali si trasferiscono nella Germania, per procacciarsi il vitto con un Camelo ed altri Animali Selvatici» (Archivio di Stato di Parma, Fondo Patenti, busta 68)

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Passaporto rilasciato il 5 febbraio 1789 a Bartolomeo Celestini di Compiano il quale con due Compa-gni si porta in Francia per far vedere un Dromedario, ed altri animali selvaggi (Archivio di Stato di Parma, Fondo Patenti, busta 68)

Non può che stupire il fatto che numerosi abitanti della Giurisdizione di Compiano potessero disporre, nella seconda metà del Settecento, di tali animali esotici e che, con essi, percorressero tutta l’Europa, fino alla Scandinavia.
Come se li procuravano? presumibilmente dovevano recarsi o in taluni porti (Venezia?) dove potessero essere acquistati o recarsi (a piedi? per mare?) in Turchia o dintorni, dove poterli comprare; dovevano saper vincere le difficoltà legate alle distanze, alle lingue, alle monete, ai governi, ai rischi generati dall’ambiente (più di uno morì per passare le Alpi) e dagli uomini; il saper superare tutte queste difficoltà non è arte che possa apprendersi in breve tempo: si deve immaginare che essa possa es-sere stata conquistata attraverso un lungo tirocinio, divenuto patrimonio comune, durato decenni se non secoli.

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Passaporto rilasciato l’11 gennaio 1783 «alli Lazzaro Maresi, e Carlo suo Figlio di S.Andrea di Colorno, di professione Magnano, i quali vanno a Lugano per procacciarsi il vitto» (Archivio di Stato di Parma, Fondo Patenti, busta 68)

artigiani, «birbanti» e viaggiatori periodici..

Nei documenti rimasti, sono invece assai pochi gli esempi di artigiani che si muovevano per lavoro; tra questi, Lazzaro Maresi, di Sant’Andrea di Colorno, di professione magnano, che l’11 gen-naio 1783 ebbe il passaporto per recarsi, con il figlio Carlo, a Lugano, o due muratori, Domenico Chie-sa, Parmigiano, che, il 30 novembre 1788, «andava a Roma per suoi affari», e Giuseppe Raschi, Parmigiano che, il 12 novembre 1800, «si portava a Mantova per travagliare».

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Passaporto rilasciato il 16 maggio1800 «alla Maria Moretti Parmigiana, che con un Figlio si porta a Milano facendo vedere un’Imagine di Maria Vergine» (Archivio di Stato di Parma, Fondo Patenti, busta 68)

Un’attività particolare svolgeva Maria Moretti che, il 16 maggio del 1800, ottenne il passaporto per recarsi a Milano, con un figlio, facendo vedere un'immagine di Maria Vergine; è questa un’attività che richiama la birba, largamente praticata, nel Settecento, nelle valli del Chiavarese e su cui torneremo tra breve, parlando dei ciarlatani.
[Un’eccellente documentazione sulla birba dei chiavaresi, oltre che sulla commedia dei nostri valligiani è contenuta nel fondamentale libro di MARCO PORCELLA, Con l’arte e con l’inganno, Genova 1998]

Talora i documenti che ci sono pervenuti testimoniano come, nonostante le difficoltà di viaggiare proprie di quei tempi, vi fosse chi percorreva più volte viaggi non brevi; è il caso di un Francesco Franchi che, con la moglie Anna Maria Geltrude Fornasari, ottenne il passaporto il 28 settembre 1782 per trasferirsi a Loreto, Firenze e Roma, e, di nuovo, per le stesse località, il 16 agosto 1783; il 10 settembre 1787, sempre con sua moglie, ed ora anche una figlia, si portava «a Firenze, ed in altri Paesi per suoi affari», mentre il 20 giugno 1788 doveva recarsi, sempre con moglie e figlia, a Napoli, anche se, quella volta, forse cambiò idea, perchè il l8 agosto successivo la famigliola ebbe il permesso di andare a Torino, ovviamente «per suoi affari».
Per l’ultimo anno del secolo, il 1800, sono rimasti numerosi i passaporti degli stagionali che si recavano «a travagliare» nel Mantovano, nell’Oltrepo ed anche in Maremma, dati che preparano aspetti che avremo occasione di esaminare meglio a proposito dei primi anni dell’Ottocento.

I ciarlatani

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Due pagine del Registro contenente le licenze per i Ciarlatani, lettera C, tra il 18 aprile e il16 settembre 1791; vi sono diversi che chiedono di cantare, taluno istorie sacre; altri chiede di esibire un mostro umano o di far vedere un bue di rara qualità; vi è chi chiede di vender storie e chi di far vedere i miracoli di Sant’Antonio; il Bartolomeo Calestini che chiede di far vedere animali selvatici era probabilmente lo stesso che, nel febbraio del 1789, era diretto in Francia con un dromedario (Figura 27)(Archivio di Stato di Parma, Rubrica regesti e copialettere (1741- 1806) - Periodo Borbonico - vol. 257)

Alcuni registri destinati a riportare le autorizzazioni per le estrazione ed introduzione di generi e le licenze pei ciarlatani, relativi al periodo tra il 1788 e il 1795, consentono di ricavare qualche ulteriore informazione sul mondo dei girovaghi che frequentavano le strade e le piazze delle nostre città.

► pagina di approfondimento: Le meraviglie dei ciarlatani

► pagina di approfondimento: I Ciarlatani del Parmense
 
 

Il Settecento

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