Centro di documentazione sull'emigrazione parmense

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Le professioni degli emigranti


Professioni degli emigranti parmensi (1876-1920)

professioni

sesso

emigranti

% (maschi)

% (femmine)

agricoltori e pastori

m

34.343

35,95

 

f

6.317

 

35,41

muratori e scalpellini

m

8.886

9,30

 

f

60

 

0,34

braccianti, facchini e terraioli

m

33.280

34,84

 

f

3.731

 

20,91

artigiani e operai

m

9.444

9,89

 

f

2.066

 

11,58

albergatori e alimentari

m

992

1,04

 

f

136

 

0,76

commercio e trasporti

m

2.181

2,28

 

f

304

 

1,70

pittori, scultori, incisori

m

104

0,11

 

f

2

 

0,01

professioni sanitarie e liberali

m

477

0,50

 

f

118

 

0,66

artisti da teatro

m

583

0,61

 

f

173

 

0,97

domestici e nutrici

m

681

0,71

 

f

1.283

 

7,19

mestieri girovaghi

m

2.885

3,02

 

f

467

 

2,62

altro 

m

751

0,79

 

f

266

 

1,49

senza professione

m

692

0,72

 

f

2.770

 

15,53

professione ignota

m

237

0,25

 

f

148

 

0,83

totale

m

95.536

100,00

 

f

17.841

 

100,00


        Quasi il 36% dei migranti tra il 1876 e il 1920, sia uomini che donne, erano agricoltori (probabilmente, oggi li definiremmo coltivatori diretti, piccoli proprietari contadini che non traevano dalle loro povere terre il bastante per vivere), quasi altrettanti i braccianti, anch’essi lavoratori della terra, ma dipendenti (in questo caso, la componente femminile era nettamente inferiore).

         Limitato il contingente fornito da artigiani ed operai, meno del 10%, con una percentuale leggermente superiore per la componente femminile; non lontani dal 10% anche muratori e scalpellini, categoria quasi esclusivamente maschile.
La presenza femminile è molto elevata tra i migranti “senza professione” (oltre il 15%) oltre che, ovviamente, per la categoria “domestici e nutrici”.
Tra le professioni «minori», un po’ più del 3%, per i maschi, un po’ meno per le femmine, era dato da commercianti e albergatori; all’incirca altrettanti da girovaghi e girovaghe.
Quest’ultima categoria, forse la più nota dell’emigrazione parmense, non ne rappresentava, in realtà, come si vede, che un’esigua minoranza.
Ne costituiva, tuttavia una vera e propria «specializzazione», posto che se si raffrontano i dati della provincia con quelli della regione, i girovaghi e girovaghe parmensi rappresentavano ben il 45 e il 64% dei rispettivi totali regionali.
Furono particolarmente numerosi attorno al 1880, raggiungendo, nel 1886 la cifra di 269 uomini e 59 donne; col nuovo secolo il loro numero diminuì, fino ad azzerarsi con la Grande Guerra.
Altri settori in cui la presenza parmense fu superiore alla media regionale sono quelli del commercio e degli agricoltori.
Occorre osservare che questi dati solo apparentemente sono di facile lettura: essi dicono – più o meno fedelmente – l’attività dichiarata dai migranti, ma non la loro attività nei paesi di destinazione,



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         [I dati sono tratti da: Statistiche ufficiali, governative e Istat, sulla emigrazione dalla Regione Emilia Romagna e dalle sue province tre il 1869 e il 2007, ricerca a cura del Prof. FAUSTO DESALVO, in: http://www.emilianoromagnolinelmondo.it/wcm/emilianoromagnolinelmondo/consdocum/ricerca_desalv o.htm]
 

 

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